Il Santuario di Santa Maria delle Macchie a Gagliole
“La beauté a puissance de résurrection. Il suffit de voir et d’entendre.”
Christian Bobin, L’homme-joie, 2012
“La beauté a puissance de résurrection. Il suffit de voir et d’entendre.”
Christian Bobin, L’homme-joie, 2012
Una presenza appassionata, difettosa, faticosa, che non abbiamo mai finito di imparare. Di fronte alla quale non valgono pose né strategie. Con cui abbiamo diviso le cose che non fanno clamore, quelle che non si possono dire. Non perché ne avessimo bisogno. Ma perché a un certo punto, dopo molte titubanze, ne abbiamo trovato il coraggio.
L’amore, per come lo vedo adesso, è il contrario di tutte le menzogne che ci diciamo per raccontarci la vita che non stiamo vivendo. Non è crudele, non dura una sola stagione, non si esibisce e non si trucca. L’amore è esattamente, nel tuo volto preciso, nei tuoi modi imperfetti di fare, il tempo che forse non ci darà ragione, ma che abbiamo deciso di vivere insieme.
Quest’anno per Natale, come ogni anno in realtà, mi piacerebbe poter appendere sul nostro albero tante palline e decorazioni nuove. Anche se amo andare per negozi e scegliere con cura gli addobbi, riflettevo sul fatto che quel che mi emoziona di più in realtà è la ritualità dei preparativi natalizi. Quando gli oggetti iniziano ad avere una storia, perché sono legati a dei ricordi belli, e per questo diventano speciali, non sono solo semplici decorazioni natalizie, ma le tue decorazioni.
Mi piacerebbe avere nuove palline e decorazioni, ma più di tutto vorrei che fossero le persone care, gli amici, ad arricchire l’albero con un loro contributo. Così significherebbe portare simbolicamente anche loro, anno dopo anno, nel Natale della nostra famiglia.
Quindi, se vi va, quest’anno regalatemi/regalateci una pallina per costruire la storia del nostro albero e… poi non si dica che sono fissata con la conservazione, eh?!
Quando sottoscrivi le condizioni di utilizzo di FB, sei portato a pensare che questo affare serva per metterci dentro le cavolate della tua vita, per farti un po’ i fatti degli altri, per leggere le notizie scoop dei giornali e seguire qualche personaggio famoso, cose del genere. Non c’è scritto però (o almeno io non l’ho visto) che ti può servire anche per imparare qualche lezione di vita importante.
Bello aver scoperto per caso, attraverso Mafe De Baggis, questo pezzo, in un momento in cui, guarda caso, sento di essere viva proprio perché di recente mi sono scontrata con i miei limiti ed i miei errori e vorrei tanto dimenticare di avere/torto ragione sulla gente e godermi semplicemente la gita.
Non ci riesco MAI, quindi in questo senso non mi sento granché fortunata, ma per aver trovato questo pezzo dico grazie.
Lotti contro la tua superficialità, la tua faciloneria, per cercare di accostarti alla gente senza aspettative illusorie, senza un carico eccessivo di pregiudizi, di speranze o di arroganza, nel modo meno simile a quello di un carro armato, senza cannoni, mitragliatrici e corazze d’acciaio spesse quindici centimetri; offri alla gente il tuo volto più bonario, camminando in punta di piedi invece di sconvolgere il terreno con i cingoli, e l’affronti con larghezza di vedute, da pari a pari, da uomo a uomo, come si diceva una volta, e tuttavia non manchi mai di capirla male. Tanto varrebbe avere il cervello di un carro armato. La capisci male prima d’incontrarla, mentre pregusti il momento in cui l’incontrerai; la capisci male mentre sei con lei; e poi vai a casa, parli con qualcun altro dell’incontro, e scopri ancora una volta di aver travisato. Poiché la stessa cosa capita, in genere, anche ai tuoi interlocutori, tutta la faccenda è, veramente, una colossale illusione priva di fondamento, una sbalorditiva commedia degli equivoci. Eppure, come dobbiamo regolarci con questa storia, questa storia così importante, la storia degli altri, che si rivela priva del significato che secondo noi dovrebbe avere e che assume invece un significato grottesco, tanto siamo male attrezzati per discernere l’intimo lavorio e gli scopi invisibili degli altri? Devono, tutti, andarsene e chiudere la porta come fanno gli scrittori solitari, in una cella insonorizzata, creando i loro personaggi con le parole e poi suggerendo che questi personaggi di parole siano più vicini alla realtà delle persone vere che ogni giorno noi mutiliamo con la nostra ignoranza? Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite… Beh, siete fortunati.( Philip Roth, Pastorale Americana)
(…) si può dire anche oggi, malgrado tutto, che la realtà sia tutta e solo quella che risulta dalla cronaca deprimente, e talvolta agghiacciante, di un giornale? Certo il bene non fa notizia. Quello che è al suo posto, quello che è vero, quello che favorisce l’armonia è molto meno suscettibile di essere notato e rilevato che non siano quei dati, fuori della regola, i quali pongono problemi per l’uomo e per la società. Ma questa ragione, per così dire, tecnica, questo costituire sorpresa, questo eccitare la curiosità non escludono certo che, nella realtà, (…) ci sia il bene, il bene più del male, l’armonia più della discordia, la norma più dell’eccezione. Penso all’immensa trama di amore che unisce il mondo, ad esperienze religiose autentiche, a famiglie ordinate, a slanci generosi di giovani, a forme di operosa solidarietà con gli emarginati ed il Terzo Mondo, a comunità sociali, al commovente attaccamento di operai al loro lavoro. Gli esempi si potrebbero moltiplicare. Basta guardare là dove troppo spesso non si guarda e interessarsi di quello che troppo spesso non interessa. (…) Il bene, anche restando come sbiadito nello sfondo, è più consistente che non appaia, più consistente del male che lo contraddice. La vita si svolge in quanto il male risulta in effetti marginale e lascia intatta la straordinaria ricchezza dei valori di accettazione, di tolleranza, di senso del dovere, di dedizione, di simpatia, di solidarietà, di consenso che reggono il mondo, bilanciando vittoriosamente le spinte distruttive di ingiuste contestazioni. (…)
E tuttavia si insinua così il dubbio che non solo il male sia presente, ma che domini il mondo. Un dubbio che infiacchisce quelle energie morali e politiche che si indirizzano fiduciosamente, pur con una difficile base di partenza, alla redenzione dell’uomo. Una più equilibrata visione della realtà, della realtà vera, è non solo e non tanto rasserenante, ma anche stimolante all’adempimento di quei doveri di rinnovamento interiore e di adeguamento sociale che costituiscono il nostro compito nel mondo.